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PEF 2024 entro il 30 aprile: comincia a sembrare una “missione impossibile”

La scadenza del 30 aprile fissata dal legislatore per l’approvazione delle Tariffe TARI 2024 dei Comuni (e delle eventuali modifiche al Regolamento) si avvicina inesorabile ma la situazione relativa ai Piani Finanziari è tutto fuorché definita per la stragrande maggioranza dei Comuni. Sia laddove gli stessi rivestano il ruolo di Gestore della Tariffa e Rapporto con gli Utenti, sia nei casi in cui essi siano addirittura anche Enti Territorialmente Competenti, lo stato dell’arte in relazione ai PEF è ancora lungi dall’essere definito e ciò accade per diversi fattori. In primis le regole del gioco: ARERA nonostante la scarsa partecipazione degli enti alla predisposizione dei PEF 2022/2025, in moltissimi casi generata dalle complesse regole da applicarsi anche a Comuni di qualche centinaio di abitanti e con personale già oberato da altri pressanti adempimenti, ha introdotto per il biennio 2024/2025 ulteriori regole con difficoltà applicative notevoli. Ciò non può che comportare un allungamento dei tempi necessari per recepire le informazioni ed elaborarle sia in capo ai Gestori che agli Enti preposti al controllo dei dati ricevuti e all’approvazione del documento finale. Sempre ARERA ha poi introdotto le nuove regole per la disciplina dei contratti in materia di gestione dei rifiuti che statuiscono la sovrapposizione tra valori del Piano Finanziario e valori del corrispettivo, generando parecchia confusione tra gli addetti ai lavori che si trovano oggi con affidamenti effettuati senza considerare le regole del MTR-2 ma che sono chiamati in corso di 2024 (entro il 30 maggio) ad allineare i corrispettivi già stabiliti a quelli dei Piani Finanziari. O viceversa.

Inevitabile quindi che da parte delle Società si tenda ad impiegare più tempo per licenziare dati che rivestono un’importanza ben differente da quella che avevano fin qui, dal momento che i numeri non serviranno soltanto – come in passato – a definire il perimetro tariffario entro cui i Comuni provvederanno ad elaborare la TARI da chiedere ai contribuenti, ma anche a regolare i futuri rapporti tra ente affidante e Società. Purtroppo in molti casi si assiste ad un prolungamento dei tempi di elaborazione dei documenti che mal si concilia con le esigenze dei Comuni.

Adottando una cronologia “a ritroso” i Consigli Comunali dovranno essere convocati entro il 30 aprile e tra deposito atti ed eventuali commissioni, gli atti si rendono necessari, in forma definitiva, entro una settimana prima. Considerando qualche giorno per l’elaborazione delle tariffe e le valutazioni interne alle Amministrazioni sui risultati delle proiezioni, i dati definitivi del PEF non dovrebbero essere licenziati dopo il 15 aprile. Per ottenere questo risultato, considerando un’attività di validazione seria che come prescrive ARERA dovrà permettere la verifica di tutti i dati di costo inseriti nei documenti, la loro corrispondenza con le fonti contabili dell’anno 2022 (e 2023 se già disponibili) e l’attinenza delle imputazioni al Metodo, gli Enti Territorialmente Competenti dovrebbero ricevere tutti gli elaborati dei Gestori almeno un mese prima. Tuttavia ad oggi sono pochissimi gli enti che hanno ricevuto materiale completo dalle Società, alle prese con le difficoltà interpretative di cui si è accennato sopra. Ciò non potrà che condurre ad una validazione sommaria e raffazzonata che quantomeno dovrebbe poggiare sulla massima collaborazione dei Gestori (altro aspetto su cui sarebbe bene che ARERA fissasse linee guida più stringenti, finalizzate alla miglior cooperazione possibile) e che, al fine del rispetto delle tempistiche, non potrà essere esercitata con quel grado di dettaglio che l’Autorità auspica e che dovrebbe garantire la massima correttezza di dati così rilevanti, tali da regolare sia il carico tributario sui contribuenti, sia il rapporto economico tra enti e Società.

Segnaliamo che tra gli emendamenti proposti per la conversione in legge del D.L. 19/2024, la stessa ANCI – evidentemente ben conscia di quanto descritto – ha invitato il legislatore a ripensare alla scadenza del 30 aprile, per l’anno in corso, proponendo uno slittamento del termine di approvazione delle tariffe al 30 giugno. L’esito di questa proposta si conoscerà solo verso la fine di marzo, in sede di conversione del Decreto stesso e potrebbe essere decisamente tardi.

Le attuali condizioni però rischiano di compromettere l’ordinato svolgimento delle funzioni basilari di controllo che non potranno certo essere eseguite nell’arco di una manciata di giorni. Il tutto naturalmente avrà come ultimo destinatario di questo ingolfamento del sistema sempre e solo la figura i cui interessi dovrebbero essere posti al centro dell’attenzione dell’Autorità: il cittadino.

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