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Smart working, Funzione pubblica: “Nella Pa già prevista rotazione del personale e ampia flessibilità”

Nei giorni scorsi, in conseguenza del crescente aumento dei contagi, alcune organizzazioni sindacali hanno chiesto al presidente Draghi e al ministro Brunetta il ripristino della modalità lavorativa in lavoro agile come modalità ordinaria per tutti i lavoratori del pubblico impiego per la durata dello stato di emergenza (ovvero fino al 31 marzo 2022), ma il ministro della Pa ha prontamente ribattuto che la domanda appare incomprensibile, poiché la possibilità esiste già.

Con una nota pubblicata in data odierna sul sito del Dipartimento della Funzione pubblica, Brunetta ha infatti ricordato che “la linea fin qui seguita dal Governo, grazie alle vaccinazioni, al green pass e al super green pass, ha reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria”. Con riferimento alla richiesta di smart working da parte di alcune sigle sindacali del pubblico impiego, il ministro ha poi ricordato che “la normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato. Le amministrazioni pubbliche, in particolare, sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga”.

La nota evidenzia, infine, che “la maggior parte dei dipendenti pubblici (gli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine, che rappresentano circa i due terzi dei 3,2 milioni totali) sono soggetti all’obbligo di vaccino e, in larghissima maggioranza, sono tenuti alla presenza.
Alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni e dell’esigua minoranza di dipendenti pubblici che potrebbe realmente lavorare da casa, risulta, dunque, incomprensibile l’invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego. Un “tutti a casa” come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale
”.

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