Skip to content

Obbligo di comunicazione dei dati reddituali e patrimoniali per i dirigenti

Ferma restando la sospensione degli obblighi di pubblicazione di cui all’art. 14 del d.lgs. 33/2013 fino all’adozione dell’apposito Regolamento previsto dall’art. 1, co. 7, del D.L. 162/2019, il personale dirigente risulta comunque tenuto a comunicare la propria situazione patrimoniale e reddituale all’amministrazione di appartenenza, pena il possibile avvio di procedimenti disciplinari per inosservanza dei doveri di trasparenza e integrità ad esso imposti dalla legge.

È quanto ha chiarito Anac con il Parere di Trasparenza, approvato dal Consiglio del 22 ottobre 2025, intervenendo su richiesta di parere di un istituto nazionale che opera nel settore della sanità.

Invero, precisa l’Autorità, l’obbligo di comunicazione patrimoniale e reddituale viene considerato uno strumento interno di controllo e prevenzione, coerente con il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

Infatti, l’art. 13, comma 3, del D.P.R. n. 62 del 2013 dispone che: “Il dirigente, prima di assumere le sue funzioni, comunica all’amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possano porlo in conflitto di interessi con la funzione pubblica che svolge e dichiara se ha parenti e affini entro il secondo grado, coniuge o convivente che esercitano attività politiche, professionali o economiche che li pongano in contatti frequenti con l’ufficio che dovrà dirigere o che siano coinvolti nelle decisioni o nelle attività inerenti all’ufficio. Il dirigente fornisce le informazioni sulla propria situazione patrimoniale e le dichiarazioni annuali dei redditi soggetti all’imposta sui redditi delle persone fisiche previste dalla legge“.

Si tratta di una diposizione che impone ai dirigenti di comunicare anche partecipazioni azionarie (es. quote detenute in società, soprattutto se queste possono generare un conflitto di interessi con l’ufficio che andrà a dirigere), nonché interessi finanziari, inclusi gli investimenti, titoli, proprietà o rapporti economici che potrebbero interferire con l’imparzialità del ruolo pubblico.

“La finalità dell’obbligo – aggiunge Anac – si rinviene in particolare nella prevenzione dei conflitti di interessi, reali e potenziali, tesi ad evitare che il dirigente possa trovarsi in situazioni dove interessi privati influenzino decisioni pubbliche”. Pertanto, rileva la trasparenza amministrativa al fine di garantire che l’amministrazione sia informata e possa valutare eventuali incompatibilità o misure di vigilanza.

Tags: ANAC, Dirigenti, Trasparenza