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Anticorruzione e trasparenza: dal recovery fund una possibile semplificazione delle procedure

L’audizione del Presidente dell’ANAC presso l’8^ Commissione della Camera dei Deputati, finalizzata a recepire indicazioni utili alla predisposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (c.d. Recovery Fund), ha fatto emergere spunti interessanti circa le prospettive degli adempimenti che coinvolgono migliaia di amministrazioni pubbliche in tema di prevenzione di fenomeni corruttivi e trasparenza. 

Tra le proposte segnalate dal Presidente dell’ANAC per il rilancio del Paese, rientra la creazione del Portale Unico della Trasparenza, finalizzato a semplificare le procedure amministrative a carico degli enti pubblici, potenziando al contempo la fruibilità e la disponibilità di informazioni utili a monitorare l’operato degli stessi enti e ad incrementare la concorrenzialità nelle forniture pubbliche; di seguito si riporta uno stralcio delle considerazioni espresse nel corso dell’audizione, la cui consultazione è disponibile sul sito dell’ANAC al seguente link

L’innalzamento dei livelli di trasparenza nel settore pubblico è funzionale alla limitazione e alla prevenzione di fenomeni corruttivi, come anche evidenziato in numerose istanze internazionali, a cominciare dalla Convenzione ONU contro la corruzione di Mérida del 2003 (art. 9), recepita a livello nazionale con la “legge anticorruzione” (L. 190/2012) e i suoi decreti attuativi, ma più in generale ai principi di disponibilità e accessibilità degli atti e dei documenti a cittadini e istituzioni, anche in funzione di controllo sociale e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.
L’assetto normativo che prevede obblighi di pubblicazione in materia di contratti pubblici di lavori servizi e forniture si desume principalmente dal combinato disposto delle norme contenute nella L. 190/2012 e nel suo decreto attuativo in materia di trasparenza (D.lgs. 33/2013), nonché nello stesso D.lgs. 50/2016. Tali disposizioni, anche se non adeguatamente coordinate fra loro, mettono in evidenza la chiara intenzione del legislatore di rendere il più possibile trasparenti le procedure di gara e, sia pure con minore intensità, l’esecuzione dei contratti. Un faro in tal senso è l’art. 29 del Codice dei contratti pubblici che prevede la pubblicazione sui siti istituzionali di tutti gli atti inerenti la programmazione e le procedure di affidamento. Il meritorio obiettivo perseguito dalla norma è proprio quello di introdurre disposizioni generali affinché gli appalti siano soggetti alla piena trasparenza lungo le varie fasi in cui si snoda il procedimento di acquisto. Il raggiungimento di tale obiettivo passa necessariamente attraverso la completa digitalizzazione delle procedure di gara e di esecuzione dei contratti affidati e quindi l’affermazione del principio “once only” ovvero non richiedere al cittadino più volte le stesse certificazioni, attestazioni, dichiarazioni o altri atti o documenti già conosciuti e disponibili.
Sia con riferimento agli obblighi di trasparenza di cui al d.lgs. n. 33 del 2013 sia in materia di contratti pubblici è necessario ripensare gli adempimenti previsti che al momento appaiono particolarmente gravosi per amministrazioni e comuni, soprattutto di ridotte dimensioni demografiche, sia da un punto di vista economico che amministrativo. L’attuale sistema è, infatti, basato sull’obbligo imposto a carico di ogni Amministrazione, a prescindere dalla estensione, di creare sul proprio sito una sezione “Amministrazione trasparente”, secondo regole dettate centralmente. Tale onere, da alcuni soggetti avvertito come gravoso, anche in termini economici, spesso non risulta adempiuto in maniera completa e corretta, determinando di fatto una carenza di informazioni oltre che una violazione delle disposizioni vigenti. Accanto a ciò, il sistema non produce i benefici sperati, in quanto la natura dei dati caricati spesso non è in formato aperto rendendo particolarmente difficili sia la successiva rielaborazione che le attività di controllo.
Non ultimo, il fatto che la sezione Amministrazione trasparente, per dimensioni e struttura, costituisce un sito nel sito, con una struttura così articolata e contenuti estesi ed eterogeni che ne rendono complessa la consultazione e la fruizione delle informazioni disponibili.
Sarebbe molto più efficiente la creazione di una piattaforma unica della trasparenza che consenta alle pubbliche amministrazioni di caricare direttamente i dati e quindi in un unico luogo virtuale, accessibile a chiunque (al quale dovrebbero rinviare i siti istituzionali degli enti interessati) all’amministrazione centrale di disporre di una quantità maggiore e più puntuale di informazioni: una sorta di portale di portali, un punto unico di accesso e consultazione, in grado di semplificare sia le attività di pubblicazione da parte delle amministrazioni che di consultazione.
Per non condizionare negativamente il mercato dei servizi di sviluppo e gestione dei siti istituzionali, la proposta è di predisporre una piattaforma che consenta ai programmi già disponibili sul mercato di interoperare. L’iniziativa rappresentata appare vantaggiosa sotto diversi profili: consentirebbe alle amministrazioni e ai comuni di investire le proprie risorse in altre iniziative, risparmiando anche sulle attività di manutenzione ed evoluzione delle piattaforme; permetterebbe di adempiere agli obblighi in materia di trasparenza in maniera più semplice e veloce; favorirebbe l’acquisizione di dati uniformi che al momento non si riesce a garantire di fatto, pur con mille regolamenti e linee guida; assicurerebbe l’inserimento di dati in modalità aperta; ridurrebbe l’attività di vigilanza, perché la piattaforma sarà in grado di mettere in evidenza immediatamente eventuali mancanze e generare la richiesta di integrazione. La piattaforma unica consentirebbe, inoltre, di avere a disposizione dati confrontabili e analizzabili attraverso sistemi informatici che ne permetterebbero l’incrocio e la verifica con altre banche dati pubbliche. L’obiettivo dovrebbe essere quello di chiedere meno dati, ottenendo al contempo più informazioni, proprio grazie alla immediata confrontabilità con i dati delle altre amministrazioni. Grazie a questo, inoltre, tale piattaforma non avrebbe solamente la funzione di assicurare in modo più efficiente la trasparenza, ma diverrebbe strumento per consentire alle stesse amministrazioni di condividere fra loro le migliori pratiche ed in prospettiva di fornire loro servizi per semplificare la loro attività.