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DL Sostegni-ter: possibile neutralizzazione degli effetti dei rinnovi contrattuali ai fini della determinazione delle facoltà assunzionali

Dovrebbe entrare nel vivo questa settimana l’esame in commissione Bilancio al Senato del DDL di conversione del decreto-legge n. 4/2022, recante “misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico” (c.d. decreto “Sostegni-ter”).

Tra i numerosi emendamenti segnalati dai gruppi parlamentari (circa 350) ve ne sono diversi che riguardano gli enti locali, tra i quali vale la pena segnalare in particolare il 13.0.29 (testo 2), il quale, oltre a prorogare di un anno le misure in materia di turn-over contenute nell’art. 3, comma 5-sexies, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 (consentendo così alle Unioni di Comuni di poter continuare a sostituire il personale cessato già in corso d’anno), dispone l’esclusione della spesa derivante dai rinnovi contrattuali successivi al triennio 2016-2018 dal computo della spesa di personale rilevante ai fini della verifica del rispetto del valore soglia di cui ai commi 1, 1-bis, e 2 dell’articolo 33 del decreto legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58.

Pur non risolvendo il problema delle imponenti ricadute sui bilanci degli enti locali dei maggiori oneri scaturenti dai rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021, questo emendamento, qualora approvato, consentirebbe quanto meno di scongiurare l’immediata contrazione delle capacità assunzionali a disposizione degli stessi, vanificando così di fatto gli effetti delle norme espansive approvate dal Governo nel 2019.

Ricordiamo, infatti, che tale rinnovo contrattuale avrà un impatto diretto sulle autonomie locali di circa 1,3 miliardi di euro, di cui 940 milioni a carico di Comuni e Unioni di Comuni, 26 milioni a carico delle Città metropolitane, 70 milioni a carico delle Province e 145 milioni di euro a carico delle Regioni. A questa cifra andranno poi aggiunti ulteriori 130 milioni di euro da destinare al finanziamento dei trattamenti accessori e degli ordinamenti professionali.

Speriamo che il Governo esprima parere favorevole su questo emendamento, dando così seguito coi fatti alla promessa di consentire alle amministrazioni territoriali di recuperare in cinque anni i 70 mila posti persi nell’ultimo decennio.